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Solamente l’idea di affrontare un pubblico genera, in molti di noi, agitazione, imbarazzo, paura, rifiuto.
Quando ci riferiamo al public speaking siamo il più delle volte inclini a pensare ad un pubblico fisico, ad una sala piena di persone, mentre dimentichiamo o (peggio) consideriamo meno bisognosi di “attenzioni” gli interventi da remoto e la nostra audience digitale.
In un ambiente virtuale le regole sono diverse: la comunicazione digitale ha reso in gran parte inintelligibile il linguaggio del corpo e l’uso non corretto di strumenti e supporti digitali altera la comunicazione, e genera nel pubblico diffidenza, fraintendimento, disinteresse.
Max Woolf, nel suo articolo “75+ Statistiche Sorprendenti Sulle Videoconferenze per il 2023”, mostra dati molto interessanti sulle conference call: se da un lato il 79% dei professionisti crede che le riunioni virtuali siano ugualmente o addirittura più efficaci di quelle di persona, dall’altro il 59% mostra segnali di stress da telecamera, 48% si distrae, il 49% perde di vista ciò che viene detto e il 90% fa multitasking dedicandosi ad altri compiti come controllare le mail (68%), leggere messaggi (50%) altri si dedicano ad attività più lievi come i social network (20%) e le notizie sul web (13%). Infine, più della metà dei partecipanti (54%) pensa che si debba migliorare nel facilitare le discussioni.
Nella maggioranza dei casi, la capacità di valorizzare l’ambiente virtuale per dialogare, interagire e convincere i nostri interlocutori digitali sono competenze date per scontate.
Durante i nostri speech digitali, il cervello del pubblico è impegnato non solo ad ascoltare ciò che diciamo, ma ad interpretare l’immagine che vede sullo schermo e a paragonarla con quella di una persona che vedrebbe in carne ed ossa. Quindi l’efficacia del nostro messaggio è seriamente compromessa.
Non ci alleniamo per sviluppare la nuova competenza di digital body language – cioè il linguaggio del corpo nello spazio digitale – mentre la mancanza di segnali corporei non verbali è una delle ragioni per cui i partecipanti si sentono lontani da noi.
Senza contare il peso della tecnologia. Nello stesso articolo di Woolf emerge che la maggioranza delle persone ritiene che i problemi tecnici siano la sfida principale degli incontri on line. Una ricerca[1] ha evidenziato che, per ritardi nell’invio delle immagini di soli 1,2 secondi, le persone che intervenivano venivano valutate con maggiore probabilità meno interessate, amichevoli e disciplinate, rispetto all’assenza di ritardo.
Digital body language, animazione dell’interazione e conoscenze tecnologiche sono le tre chiavi di successo del digital public speaking oltre, naturalmente, alla comunicazione verbale ineccepibile che è alla base in qualsiasi momento di interazione con gli altri.
Per allenarsi ad un digital public speaking perfetto, occorre tenere sotto controllo i propri interventi con questa breve check list:
- postura: eretta, rilassata e naturale, spalle dritte
- espressioni facciali: il nostro viso rivela come ci sentiamo. Sorridere! Il sorriso comunica socievolezza e affidabilità
- gestualità: gesticolare in modo calmo e controllato, mostrare le mani per ottenere fiducia
- tono e l’inflessione della voce: ritmo rilassato, attenzione alle pause, enfasi emotiva su parole o frasi
- sintesi: esprimiamoci con frasi brevi esprimendo i concetti in modo lineare senza incisi
- contatto visivo: mantenere uno sguardo diretto verso le persone, non guardare sé stessi nello schermo
- inquadratura: mantenere la giusta distanza dalla telecamera per inquadrare una porzione di sfondo, mettere il nostro dispositivo all’altezza del volto per ottenere un’inquadratura frontale, controllare cosa vedono i nostri interlocutori prima di iniziare
- continuità dell’attenzione: non distrarsi con altri dispositivi o notifiche che ci facciano distogliere lo sguardo dalla telecamera e quindi dal nostro pubblico
- coinvolgimento: fare qualche domanda stimolo, lasciare spazio alle domande o alle riflessioni dei partecipanti alternando al nostro intervento la loro partecipazione
- tecnologia: verificare di avere adeguate conoscenze della piattaforma che stiamo utilizzando e una rete stabile.
Con queste piccole attenzioni, fin dal prossimo intervento, possiamo facilmente valorizzare quegli elementi che ci rendono cordiali, credibili, umani e soprattutto affidabili per rendere più efficace e meno stressante il Public Spe@king.
[1] K. Shoenberg, A. Raake, J. Koeppe, “Why Are You So Slow? Misattribution of Transmission Delay to Attributes of the Conversation Partner at the Far-End” (International Journal of Human-Computer Studies, 2018)