Ma cosa ti dice il cervello?

Il pensiero (critico) umano al tempo degli algoritmi.

Tempo stimato di lettura: 7 minuti

A cura di Paola Besusso, PRAXI Formazione

Oggi è un giorno speciale, è quasi estate, il sole brilla, l’aria è tersa e non sei mai stata così felice. Sei una brillante dirigente del sistema scolastico nazionale e hai appena lanciato un progetto innovativo che migliorerà l’efficacia e l’equità dell’istruzione nel tuo paese. Hai la responsabilità di introdurre tecnologie innovative nei processi della Pubblica Istruzione, al fine di renderla più inclusiva e paritaria. Oggi, insieme al tuo team, finalmente lanci un algoritmo in grado di migliorare le valutazioni degli studenti in uscita dalle scuole superiori, calibrando e riducendo discrezionalità e personalismi che lo hanno caratterizzato per anni. Dalle previsioni da te effettuate, questo sistema permetterà a tutti gli studenti di avere pari opportunità di accesso all’università, ma anche un più facile ingresso nel mondo del lavoro. La tecnologia supererà antiche disuguaglianze e permetterà di premiare davvero il merito di migliaia di ragazze e ragazzi.

Fantascienza? Non proprio. È quanto realmente accaduto nel Regno Unito nel 2020. A causa della pandemia, le scuole superiori inglesi non riuscirono a far sostenere agli studenti gli esami di grado A-Level, l’equivalente della nostra maturità. Il governo britannico mise quindi a punto un algoritmo in grado di generare la votazione, a partire da due criteri chiave: il rendimento individuale dell’alunno durante l’anno e i risultati ottenuti all’esame da studenti della stessa scuola negli ultimi anni.

Il risultato? Il 40% dei voti assegnati fu inferiore alle previsioni degli insegnanti e il 3% è addirittura scese di due livelli (da B a D per esempio). Considerando solo i criteri selezionati, il sistema perse completamente la naturale variabilità dei fattori umani, creativi ed emotivi che caratterizzano le relazioni e le interazioni tipiche di un esame tanto importante. L’effetto fu drammatico: migliaia di studenti persero il posto nelle università più prestigiose del paese, ma, ancora più grave, il metodo svantaggiò di fatto i migliori studenti delle scuole dei quartieri più popolari e disagiati del paese, generando un forte malumore e senso di ingiustizia nella popolazione. Il Governo, attanagliato dall’opinione pubblica, fece un immediato dietro-front e il Segretario di Stato per l’Istruzione si scusò pubblicamente e reintrodusse la valutazione fornita dagli insegnanti.

Nel frastuono di informazioni, dati, fatti e opinioni tutti noi siamo oggi combattuti tra due tendenze opposte e all’apparenza inconciliabili. Da una parte riconoscere alla tecnologia una forza e comprensione della realtà quasi “divina”, ad affidarcisi in modo acritico, a ritenerla capace di raggiungere qualunque obiettivo, immensamente meglio di noi. All’estremo opposto, invece, dubitarne, vederne gli effetti più oscuri, individuare disegni manipolatori e apocalittici, interpretarli come strumenti di schiavitù e annichilimento da cui difendersi strenuamente.

L’intelligenza artificiale generativa possiede la competenza di Critical Thinking?

Come integriamo queste due visioni? Facendo fare a noi e alla tecnologia le cose che sappiamo fare meglio.

Ho fatto questa domanda a Chat GPT 4 “L’intelligenza artificiale generativa possiede la competenza di Critical Thinking?”.

Ed ecco la sua risposta (in sintesi): “Mentre le AI generative, come me, possono eseguire alcune funzioni che sembrano simili al pensiero critico, non possiedono la competenza di Critical Thinking nella sua interezza. Possono assistere gli esseri umani fornendo analisi, sintesi e inferenze basate sui dati, ma il giudizio critico, la valutazione delle fonti e la riflessione rimangono ambiti dove l’intelligenza umana è fondamentale.”

La tecnologia riconosce i propri limiti, e noi? Siamo in grado di utilizzare pienamente e consapevolmente le competenze uniche che ci contraddistinguono come essere umani? Siamo capaci di integrare la potenza della tecnologia con la nostra capacità di riflessione, per prendere decisioni davvero efficaci? Siamo in grado di fornire i giusti obiettivi e le giuste priorità a una tecnologia che non ha intenzioni proprie?

Propongo al lettore uno spazio di sperimentazione individuale. Pensa a una decisione importante da prendere: la scelta della scuola per i figli, l’acquisto di un’auto elettrica o endotermica, il partito cui dare il voto, la ricerca di un altro lavoro, ecc., ecc.

Respira e attiva tutte le tue competenze uniche e (ancora) inimitabili di Critical Thinking, rispondendo a queste domande:

  • Quali sono le informazioni che devo considerare? Dove trovo queste informazioni? A chi posso domandare? Sto considerando tutte le informazioni o solo quelle che confermano le mie opinioni?
  • Le informazioni che ho raccolto sono affidabili? Da quali fonti provengono? Quali interessi possono nascondere? Hanno una rilevanza generale o prettamente particolare? (il “miocuginismo”).
  • L’argomentazione che integra le diverse fonti che ritengo affidabili mi permette di avere una buona visione d’insieme? Mi consente di cogliere i rapporti di causa – effetto?
  • Le conclusioni che ne derivano possono essere provate? Posso fare una sperimentazione?
  • La mia scelta considera tutte le persone coinvolte? È coerente con i miei valori e con i loro? Quali impatti potrebbe avere che oggi non sto considerando?

Adesso hai tutti gli elementi per fare una scelta consapevole, informata e responsabile. Niente e nessuno (ancora) potrà farla meglio di te.

 

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