Il valore della fiducia

Avere fiducia, così come godere di fiducia da parte degli altri, non è scontato. La fiducia va ben oltre la capacità di costruire relazioni produttive e nelle organizzazioni può liberare molta energia.

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Pamela Melato, Consulente Senior PRAXI Formazione e Sviluppo

Perché parlare di fiducia

Il tema della fiducia è di grande attualità [1], anche alla luce dei nuovi contesti che si stanno delineando: da un lato l’impatto dello sviluppo tecnologico, che sta aprendo nuovi scenari, dall’altro le evoluzioni che la situazione mondiale pandemica ha avuto nelle vite personali, sociali, lavorative di ciascuno (fiducia nella sanità, nell’informazione, ecc. [2]…).

La fiducia – nelle sue componenti sia soft che hard – riveste grande rilievo anche nelle sue dimensioni:

Relazionali e sociali: i contesti sociali e lavorativi, caratterizzati da elementi di diversità (differenze generazionali, di idee e convinzioni, di esigenze e bisogni, ecc…) mettono di fronte alla necessità di affrontare spesso conflitti e confronti continui, con la capacità di trovare soluzioni efficaci e che tengano conto delle individualità. A questo si aggiunge il fatto che la sovrabbondanza di informazioni a cui siamo sottoposti, spesso in modo veloce e contradditorio, richiedono la ricerca di un delicato equilibrio tra pensiero critico da un lato, e l’apertura a punti di vista diversi.

Organizzative: i nuovi modelli organizzativi emergenti (Teal Organization, Agile Organization, Holocracy, ecc.) che si delineano per rispondere in modo sempre più flessibile, proattivo e veloce ai nuovi contesti di business, fondano la loro efficacia su presupposti di fiducia, comunicazione chiara e continua, accountability. Allo stesso tempo, le nuove modalità di lavoro (Smart Working, Agile Working, ecc…) e la definizione di contesti di lavoro phygital (sia in presenza fisica, sia virtuale) richiedono modelli di relazione basati su fiducia reciproca. 

Di mercato: gli elementi di incertezza dei contesti di business, gli impatti tecnologici che delineano nuovi assetti, l’attenzione ad alcune tematiche (ambiente, inclusione, ecc…) rendono le organizzazioni consapevoli che per essere realmente competitivi è necessario considerare la fiducia come una componente essenziale della strategia nei confronti di stakeholder per accedere alle vie di sviluppo e di innovazione, per attrarre e trattenere talenti, per migliorare la customer experience, a partire dalla concreta employee experience, per raggiungere risultati eccellenti.

Creare un contesto di fiducia: le tante C della fiducia

Come si muovono le organizzazioni e le persone al loro interno per concretizzare un contesto di fiducia? In che modo, i ruoli manageriali, ai diversi livelli, quotidianamente agiscono consapevolmente per “costruire fiducia” all’interno e verso l’esterno dell’organizzazione?

La questione non è averne l’intenzione, ma essere consapevoli ed agire quei comportamenti organizzativi che aiutano a costruire, passo dopo passo, un contesto di fiducia che coinvolge tutti gli stakeholder, a partire da quelli interni. Vi propongo di seguito alcuni spunti, utili a generare un contesto di fiducia.

La fiducia richiede Consapevolezza. Ognuno di noi ha un rapporto diverso con la fiducia, anche in funzione delle esperienze che ha vissuto; c’è chi tende a darne troppa o troppo poca. Essere consapevoli significa riconoscere qual è il nostro rapporto con la fiducia, anche di quella che riponiamo in noi stessi. È conoscere se stessi e le responsabilità dei ruoli che ricopriamo, e anche essere consapevoli del contesto in cui ci muoviamo, per comprendere e guidare i nostri comportamenti verso la creazione di un contesto di fiducia.

La fiducia richiede Conoscenza e Competenza. La fiducia non è atto di fede, presuppone la conoscenza proattiva dell’altro: conoscere la persona, le sue capacità e competenze, anche i suoi limiti e le aree di miglioramento. Senza conoscenza si entra nella sfera del pre-giudizio, sia positivo che negativo, che può portare ad affrontare ed agire nelle situazioni in modo ingenuo o limitante.

La fiducia richiede Comunicazione e Confronto. La fiducia è qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l’incontro: alla fiducia non ci si può abbandonare come alla fede, che è invece un atto assoluto. La fiducia richiede mettere in comune (=comunicare), ascoltare e tramettere; richiede contatto anche in contesti distanti (lavori in remoto). La fiducia è un atto in cui abbiamo bisogno di familiarizzare, di esporci, di condividere, di provare e valutare di chi ci sta davanti. Soltanto dopo tutti questi passaggi daremo fiducia. Questo diventa ancora più importante quando ci confrontiamo con un’idea e un punto di vista diverso dal nostro, o con obiettivi diversi dai nostri e dalle nostre aree.

La fiducia richiede Chiarezza e Coerenza. Nella fiducia è fondamentale la chiarezza negli obiettivi e nelle aspettative reciproche. Ogni relazione è un “contratto tra le parti”, in cui ciascuno è portatore di bisogni e di aspettative (questo avviene anche nei rapporti personali, come quelli di coppia). Spesso è nelle aspettative non dichiarate, date per scontate, e spesso disattese che si ritrova il germoglio della sfiducia. La coerenza significa mantenere gli impegni presi, senza disattendere le aspettative altrui.

La fiducia richiede Coraggio. La fiducia porta con sé l’accettazione di un rischio, che per quanto valutato e calcolato necessita di essere affrontato, con coraggio! La fiducia si costruisce passo dopo passo, per prove ed errori. La fiducia richiede spesso l’accettare il rischio di commettere degli errori, senza per questo perderla.

La fiducia richiede anche un’altra C… Comportamenti!

Ecco uno strumento di autosviluppo per allenare comportamenti utili a creare un contesto di fiducia. Nella tabella vengono riportate aree e modalità per sviluppare abitudini efficaci:

Buon lavoro!


[1] Reed Hastings, CEO di Netflix, e la Prof. Erin Meyer, hanno scritto No Rules Rules: Netflix and the Culture of Reinvention, un best seller in cui si descrive la filosofia alla base del progetto professionale e di vita, basato sulla cultura della libertà e della responsabilità

[2] Interessante è l’intervento di Simon Sinek – First why and then trust

 

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