Intelligenza emotiva nel New Normal

Abbiamo sperimentato i limiti dell’onnipotenza del singolo e scoperto un limite alla nostra libertà individuale, adeguandoci ad un contesto di libertà collettiva, dove è venuto meno l’io ed è cresciuto, nell' esperienza dell'interdipendenza, il noi.

Tempo stimato di lettura: 7 minuti

Cristina Andreoletti e Laura Martinelli, Partner PRAXI SpA

Cosa ci ha portato questa pandemia, come sono cambiati i sistemi sociali, le organizzazioni e le persone? Quanto siamo stressati da questo nuovo paradigma, non ancora assimilato? Quali sono i principali bisogni percepiti oggi, dopo che il virus ci ha lasciato in un mondo di incertezze, complessità e nella difficoltà a disegnare e prevedere il futuro? Quali le opportunità che si sono aperte? Cosa abbiamo sperimentato e, soprattutto, cosa abbiamo appreso?

Abbiamo sperimentato i limiti dell’onnipotenza del singolo e scoperto un limite alla nostra libertà individuale, adeguandoci ad un contesto di libertà collettiva, dove è venuto meno l’<io> ed è cresciuto, nella esperienza della interdipendenza, il <noi> (Massimo Recalcati) .

Questo “sentimento del noi”, diviene, anche nell’ organizzazione, il focus principale. I team diventano non più e soltanto un elemento organizzativo, ma l’unità fondamentale delle organizzazioni dove i singoli, nelle loro specificità, portano il proprio valore per realizzare lo scopo ed il successo della squadra.

Quali sono, quindi, gli elementi che non possono mancare per navigare questo nuovo contesto? Mettere le relazioni al centro, riconoscere l’unicità del singolo, creare team diversificati ed inclusivi, fornire una visione chiara e positiva del futuro.

Il must diventa l’adozione di un “codice materno”, molto vicino alla leadership risonante (Richard E. Boyatzis e Robert McKee), caratterizzata da consapevolezza, speranza e compassione.

Noi crediamo che i leader più efficaci siano coloro che posseggono un’elevata intelligenza emotiva, intesa come profonda consapevolezza di sè, dell’impatto delle proprie azioni ed emozioni sul contesto, del potere di una visione chiara e positiva, della capacità di sintonizzarsi sulle emozioni del proprio team e dei singoli.

E noi? Come leader diamo, innanzitutto, diritto di cittadinanza alle emozioni? Siamo in grado di porci le giuste domande ed abbiamo il coraggio di trovare risposte oneste? La buona notizia è che l’intelligenza emotiva è un insieme di competenze che possono essere allenate e quindi efficacemente sviluppate.

Proviamo ad allenarci? Rispondendo a queste domande, potremo fare un check up della nostra intelligenza emotiva ed identificare i nostri talenti o le aree ancora da potenziare. Cominciamo? Prendi un quaderno e rispondi a queste domande descrivendo una situazione specifica che hai vissuto:

  • quanto mi guidano da ideali “nobili” che caratterizzano il mio agire e che gli altri riconoscono come etici, ottenendo per questo la loro fiducia? #VALORI
  • quanto entro in sintonia con le emozioni degli altri? Quanto tengo in conto delle emozioni degli altri, una volta percepite? #EMPATIA
  • quanto sono capace di avere una visione del futuro positiva, in grado di contagiare ed entusiasmare anche gli altri? #OTTIMISMO
  • quando sono resiliente e capace di trovare dentro di me l’energia e la motivazione per agire? Quanto so identificare obiettivi sfidanti ma realistici, in grado di muovere le mie energie? #MOTIVAZIONE
  • quanto mi sento efficace nel gestire le mie emozioni, senza minimizzarle o rimuoverle, utilizzandone invece il potere informativo? #EMOSURFING
  • quando mi sento “sotto assedio”, quanto riesco a non agire di impulso, ma valuto gli effetti delle mie azioni?
  • quanto sono consapevole degli impatti delle mie decisioni sugli altri e so agire di conseguenza? #CAUSA-EFFETTO.


Tutto quanto sopra avrebbe fondamenta fragili, se non dessimo risposta a queste due ulteriori domande:

Conosco le mie reazioni prima che si manifestino? So come reagirò di fronte a determinate situazioni? Sono in grado di “fermarmi in tempo”? #ISTINTOIMPULSO
Sono in grado di dare un nome alle mie ed altrui emozioni? So dire, spesso e con precisione, cosa provo? Quanto mi conosco? #CONSAPEVOLEZZA.
Come è andata? Quante storie positive e quanti dubbi nel ricordare.

Per i punti di forza che hai identificato il suggerimento è quello di averli ben chiari per poter continuare ad esercitarli e poterli utilizzare con cognizione ed efficacia in ogni situazione.

Per le aree di miglioramento, il primo passo è prenderne consapevolezza ed a seguire metterle sotto osservazione (“averle in agenda”), per sperimentare, nelle diverse situazioni, nuove strategie ed ottenere risultati più efficaci.

Come facciamo a capire che stiamo andando nella giusta direzione? Se il lavoro funziona, sarà percepibile in primo luogo un miglioramento personale in termini di equilibrio, soddisfazione e gestione efficace dello stress ed a seguire un cambiamento sia del clima che dei risultati da parte del team.

Prima di salutarci vogliamo condividere con voi che la possiamo chiamare consapevolezza, speranza, compassione, piuttosto che conoscenza di sé, capacità di gestire le emozioni, comunicare ottimismo e visione positiva, oppure, prendendo in prestito la visione buddhista, saggezza, coraggio e compassione, queste sono le dimensioni che ci permettono di guidare noi stessi e gli altri attraverso la complessità delle sfide che ci troviamo a gestire.

 

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