Scienza della felicità come asset per la sostenibilità dell’azienda

I leader più apprezzati dalle nuove generazioni rispettano 5 punti chiave per una leadership sostenibile. Quali?

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Cristina Andreoletti, Partner PRAXI SpA e Giulia Gallarini, Consulente Formazione e Sviluppo PRAXI SpA

Nelle imprese di oggi è all’ordine del giorno la sigla ESG, acronimo di Environmental, Social e Governance, ovvero quel purpose di trasformare l’impegno etico e morale di un’azienda verso l’ambiente, la società e l’etica gestionale, in un asset in grado di incidere direttamente sui risultati di business dell’azienda stessa e di determinarne il valore. L’ESG contribuisce, in altri termini e in modo molto pragmatico, al superamento della dicotomia nella mission di un’impresa, tra la ricerca del profitto per gli shareholders e la ricerca del benessere per gli stakeholders.

Questo insight della sostenibilità risulta rivoluzionario, in quanto serve a ribaltare uno schema mentale con il quale siamo stati cresciuti ed educati, che pone la variabile del successo come condizione necessaria al raggiungimento del benessere e della felicità.

Ma siamo certi di questo rapporto causa-effetto?

In realtà, questo assunto risulta scientificamente sbagliato, in quanto non garantisce realmente l’obiettivo “felicità”: se per essere felici è necessario raggiungere il successo, la strada può risultare molto in salita.

Vi dice qualcosa questa storia?

Ah, ora che ho preso la laurea troverò un lavoro… poi la casa… poi mi concentrerò sulla mia crescita professionale… Mai un momento di stabile felicità!”.
Ogni volta che la nostra mente “registra” un successo, sposta l’asticella delle nostre aspettative oltre, spingendo la felicità al di là dell’orizzonte cognitivo.

La correlazione successo/felicità, tuttavia, non è completamente sbagliata, va semplicemente invertita ed è qui che entra in gioco la scienza della felicità.

Se infatti, invece di porci il successo come obiettivo primario, ci ponessimo la felicità, intesa come la capacità di vivere ed assaporare il presente, riusciremmo ad ottenere quello che viene definito il “vantaggio della felicità” (Shawn Achor, The Happiness Advantage).

Quando il nostro cervello si trova in uno stato positivo, infatti, funziona significativamente meglio, incrementa la nostra produttività del 31% rispetto a quando si trova in uno stato negativo, stressato o indifferente; la creatività e l’energia aumentano e questo ci porta ad ottenere risultati migliori in tutti i campi: personale, sportivo, artistico, professionale…. Insomma, la felicità alimenta il successo e non viceversa!

Il fattore S (Social) dell’ESG mira esattamente a questo, a prestare attenzione a tutte le decisioni e le iniziative aziendali che hanno un impatto sociale (come il rispetto dei diritti umani, l’attenzione alle condizioni di lavoro, la parità di genere, il rifiuto di tutte le forme di discriminazione, ecc.), contribuendo ad aumentare il livello di benessere dentro e fuori le organizzazioni.

In questo senso la scienza della felicità diventa un fattore critico di successo: ma in cosa consiste concretamente applicarla a livello organizzativo?

Dalle matrici di materialità pubblicate da diverse aziende si può notare che, in molti casi, il fattore di sostenibilità collegato al benessere dell’area people risulta come fattore rilevante per gli stakeholder, mentre le aziende danno enfasi maggiore a tecnologia, innovazione e risultati.

E noi, come persone e come leader, come possiamo aiutare le aziende a spostare il focus?

Le cinque dimensioni della leadership sostenibile.

Secondo una ricerca del World Economic Forum in collaborazione con Accenture i leader che piacciono alle nuove generazioni, che riescono a generare ricchezza, ma anche fiducia in tutti gli stakeholder, seguono uno stile di leadership “sostenibile”, caratterizzato da 5 dimensioni:

  • Stakeholder inclusion: l’inclusione nelle decisioni di tutti gli stakeholder, ossia di tutti i portatori di interessi (consumatori, dipendenti, comunità, territorio) e non solo degli azionisti
  • Emotion&Intuition: umiltà nel mostrare i propri limiti e vulnerabilità per entrare in contatto con tutti gli stakeholder; trattare le persone come fini e non come mezzi, favorendo un engagement emozionale; incoraggiare a usare l’immaginazione e l’intuizione
  • Mission&Purpose: obiettivi a lunga scadenza di prosperità sostenibile per l’organizzazione e per tutti gli stakeholder, co-creazione di obiettivi in un sistema complesso
  • Technology&Innovation: sviluppare una visione della tecnologia che aiuti le persone a risolvere i problemi, riducendo il più possibile le conseguenze negative, usare la creatività nel problem solving
  • Intellect&Insight: continuo apprendimento a tutti i livelli dell’organizzazione, presa di decisioni agili sulla base dei dati e sviluppo del pensiero critico.

E tu che stai leggendo, a che punto sei?

Se ti va, rispetto alle 5 dimensioni precedenti individua quella che ritieni più strategica e motivante sviluppare e prova a darti un obiettivo per agirla nella quotidianità.

 

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Shankar Vedantam, giornalista e scrittore.

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